Si è svolto a Reggio Calabria, presso Palazzo Campanella, Sede del Consiglio Regionale della Calabria, nell’Auditorium “Calipari”, che ha accolto le folte delegazioni delle sezioni provinciali dell’UICI calabrese, accorse in riva allo Stretto per ascoltare eminenti rappresentanti dell’associazionismo, legato alla sfera della cecità e dell’ipovisione, e del mondo scientifico, in merito alla situazione, albergante in Calabria, della minorazione visiva e degli orizzonti ad essa afferenti in termini socio-solidaristici, medici e giuridici
A Reggio Calabria un Convegno dell’UICI sulla prevenzione della cecità. Annamaria Palummo: «Un messaggio forte per sollecitare azioni concrete da parte delle istituzioni»
Da Reggio Calabria
«Questo Convegno, noi dell’UICI, lo abbiamo voluto insieme alla IAPB, Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, perché crediamo che dalla Calabria possa partire un messaggio forte, rispetto a tutte le iniziative da noi promosse, e che, insieme alle Istituzioni pubbliche, in primis la Regione, ma anche le Province e le Asp provinciali, si possa incominciare a parlare di prevenzione della cecità con azioni concrete, progetti mirati e anche disamina di tutte le problematiche inerenti, a livello scientifico, sul come bloccare le malattie e su come applicare, anche nella nostra Regione, tutte le nuove tecniche e le nuove scoperte nel settore»; è la dottoressa Annamaria Palummo, Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della Calabria, a tracciare le linee guida lungo le quali si è sviluppato il simposio scientifico “Azioni e prospettive per la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva in Calabria”, svoltosi nei giorni scorsi a Reggio Calabria, presso Palazzo Campanella, Sede del Consiglio Regionale della Calabria, nel proscenio dell’Auditorium “Calipari”, che ha accolto le folte delegazioni delle sezioni provinciali dell’UICI calabrese, accorse in riva allo Stretto per ascoltare eminenti rappresentanti dell’associazionismo, legato alla sfera della cecità e dell’ipovisione, e del mondo scientifico, in merito alla situazione, albergante in Calabria, della minorazione visiva e degli orizzonti che ad essa afferiscono in termini socio-solidaristici, medici e giuridici. «Abbiamo pensato – ha affermato il Presidente Annamaria Palummo –, con tutto il Consiglio dell’Unione Italiana dei ciechi ed ipovedenti della Calabria, e con tutte le sezioni provinciali, a questo convegno, non soltanto per sintetizzare l’attività svolta in Calabria e il lavoro scientifico portato avanti a livello nazionale, rispetto alle prospettive e alle azioni della prevenzione e riabilitazione visiva in Calabria, ma anche affinchè il confronto, su tutte le nostre diverse esigenze, possa assurgere a direttrice unica, funzionale alla presa di coscienza, da parte di chi ci governa, sulla che devono essere ancora innescate azioni fondamentali, a sostegno dei disabili della vista, e sul fatto che la vicinanza delle istituzioni noi la vogliamo non solo in maniera formale, ma anche, e soprattutto, in maniera sostanziale. Allora, lì dove vi sono risorse finanziarie da destinare ai nostri progetti, a quei progetti che ci consentono di rendere più facile la nostra vita di minorati della vista, di persone che per camminare, per lavorare, per vivere la quotidianità hanno bisogno di supporto, ebbene, lì, quei progetti devono diventare un impegno concreto per le istituzioni; e sapete perché? Perché c’è la verifica, c’è la prova tangibile che, incanalati in progetti mirati, la migliorata qualità di vita di un non vedente migliora la vita di tutta la sua comunità d’appartenenza. Soprattutto, il nostro auspicio è che in questo discorso solidale, di vicinanza, che noi quotidianamente esprimiamo, si esprima poi la civiltà, ovvero l’armonico livello di maturità, della Regione, dell’intero Paese. E’, quindi, un messaggio alto quello che vogliamo lanciare. Ci proviamo, con i nostri mezzi: nel caso di questo convegno, lo abbiamo fatto con i nostri ospiti e relatori, i quali, con raffinato acume, ci hanno offerto il meglio delle loro competenze, catalizzando l’attenzione di tutti gli astanti, anche, ne siamo certi, dei diversi rappresentanti istituzionali, presenti nell’auditorium per ascoltarci e, soprattutto, per sostenerci nella diffusione e nella concretizzazione del nostro, già menzionato, messaggio, che è un messaggio d’integrazione, oltre che di prevenzione, rivolto a tutti; un messaggio da sedimentare nel tessuto connettivo della società, attraverso i volontari, attraverso la scuola, attraverso ogni Ente istituzionale disposto a promuovere un percorso di effettiva maturazione socio-culturale, oltre che di evoluzione medico-scientifica; un percorso di prevenzione, riabilitazione e integrazione, che abbiamo intrapreso e che vogliamo continuare con coraggio e determinazione, alla ricerca di nuove tecnologie, di nuove possibilità, funzionali a garantire il nostro bisogno di luce». «La prevenzione della cecità – ha, in questo senso, evidenziato l’avvocato Pippo Terranova, Vicepresidente Nazionale dell’UICI – è un compito che la nostra associazione si è assunto, per difendere la vista degli altri, quindi rientra nella mission dell’UICI un grande compito, di altissimo profilo sociale, che è rivolto alla società intera. E qui, veniamo al concetto di associazione: l’Unione Italiana dei Ciechi è un’associazione che si pone come soggetto attivo della società, come soggetto che partecipa alla vita democratica del Paese, collaborando attivamente con lo Stato, con la Pubblica amministrazione. In tale ambito, l’UICI ha compiuto un vero salto di qualità: l’UICI non ha solo rivendicato, non rivendica soltanto, ma è costantemente accanto alle Amministrazioni, com’è dimostrato nel settore della prevenzione della cecità. Ma sono tanti altri i campi in cui l’Unione è impegnata; un impegno, quello dell’UICI, verso cui sarebbe opportuno un’attenzione maggiore da parte delle istituzioni, non perché desideriamo essere collocati in una posizione privilegiata rispetto alle altre associazioni, ma perché è la storia nostra, è la storia dell’Italia, è la nostra dei nostri paesi, delle nostre regioni, che pone in evidenza come l’UICI sia un’associazione storica e storicamente impegnata nell’assolvimento dei compiti istituzionali segnati nella Costituzione Repubblicana. Quindi, noi siamo d’accordissimo con la richiesta, che ci viene da più parti, di compiere il salto culturale; un passo in avanti, da fare nell’ottica di un riconoscimento, alle organizzazioni come la nostra, del ruolo e della dimensione adeguata». Una dimensione, in cui il tema della prevenzione, quindi, costituisce, come evidenziato sia dalla Palummo, che da Terranova, un fattore irrinunciabile nella dialettica politico-sociale contemporanea. E se l’avvocato Giuseppe Castronovo, Presidente Nazionale dell’IAPB, nel sottolineare che «attualmente nel mondo ci siamo 50 milioni di ciechi, 270 milioni d’ipovedenti, solo in Italia, 362 mila ciechi e più di un milione d’ipovedenti», ha inteso dimostrare «che di prevenzione, nei secoli, se n’è fatta poca», insistendo, in tal modo, sulla necessità, «per il bambino, il giovane, l’anziano di farsi visitare» e reiterando, in definitiva, come la prevenzione debba costituire «un impegno di tutti», gli eminenti luminari partecipanti all’evento, nella fattispecie la dottoressa Giovanna Carnevale Scalzo, Responsabile del Centro di Riferimento Regionale dell’Ipovisione, e il professor Filippo Cruciani, docente aggregato della Clinica oculistica dell’Università “La Sapienza” di Roma, oltre ad arricchire il convegno di quei contenuti scientifici propedeutici ad una vera definizione delle problematiche, anche esistenziali, legate all’universo della cecità, sono stati chiarissimi nel focalizzare il dibattito contestualmente a quelli che sono i presupposti e le dinamiche di una vera attività preventiva, necessitante di trovare avvio fin dai primi momenti di vita, per poi proseguire negli anni successivi, con controlli ciclici e con l’adozione di quelle consuetudini volte ad agevolare la salvaguardia della salute visiva e, in caso di malattia, la messa in atto di terapie efficaci nell’arginare e curare i danni riportati a livello oculare e, in tal guisa, proteggere l’esistenza dalle ombre. Ombre, quelle afferenti al mondo della cecità, che non riguardano solo le patologie offuscanti la vista di tante donne, uomini, bambini, ma che spesso, fanno capolino dalle pagine dei giornali o dalle cronache televisive, in merito ad un fenomeno, quello dei “falsi ciechi”, rispetto al quale si parla tanto ma si conosce poco. Una conoscenza lacunosa, che, condita da un sensazionalismo giornalistico perlopiù, è il caso di dirlo, miope, ottenebra la complessità di una problematica recante nocumento, soprattutto, a chi è realmente costretto a vivere la sua esistenza senza il conforto della luce, dei colori, del firmamento; un aspetto di spinosa attualità, questo, in merito a cui ha brillantemente relazionato l’avvocato Annunziato Antonino Denisi, il quale, argomentando sui riflessi giudiziari relativi alla legge 138/2001, ha affrontato con lucidità la questione dei “falsi ciechi”, elevando ulteriormente la caratura di un meeting che ha snocciolato ragguardevoli elementi di discussione. Elementi utilissimi ai fini del «processo culturale di una prevenzione possibile – ha osservato la dottoressa Annamaria Palummo – , un processo accomunante, nell’impegno verso il suo coronamento, la nostra realtà associativa e l’ambito prettamente scientifico, in una salubre contaminazione d’intenti che ci conduce ad usare il medesimo linguaggio per rapportarci alla nostra missione comune. Da questo punto di vista, è stato piacevolmente interessante, è, ne sono certa, sarà foriero di sviluppi positivi, il discorso tecnico e scientifico che i nostri relatori hanno impostato rispetto alle prospettive e alle azioni che dobbiamo ancora compiere e a tutto ciò che, ancora, in questa regione si deve fare in sinergia con gli altri soggetti. Ma, soprattutto, è stato importante mettere l’accento sulla necessità di avviare azioni per consolidare questo processo culturale, che non è iniziato oggi, che non si deve bloccare oggi, ma trovare respiro nel futuro, quando queste nostre azioni e iniziative, unitamente al lavoro svolto sul campo degli ocultisti, dovranno essere per noi tutti un valore aggiunto. Del resto, nella nostra missione associativa, se trascurassimo l’operato tecnico svolto da chi si confronta quotidianamente con le innumerevoli storie di cecità ed ipovisione che ci circondano, oggi e, soprattutto, domani, noi potremmo fare ben poco. Oggi – ha concluso la Presidente Regionale – la prospettiva che si è aperta sta ad indicarci come sia d’uopo un collettivo impegno sinergico, finalizzato a confermare le nostre istanze e a sollecitare attenzione e collaborazione fattiva da parte di tutti».
pierfrancesco Greco