L’UICI ricevuta da Papa Francesco: «I disabili possono dire a tutti che non siamo “monadi”, non siamo fatti per essere isolati»

 

Annamaria Palummo, Presidente Regionale dell'UICI della Calabria, visibilmente emozionata, dopo il saluto reso al Santo Padre
 

L’Udienza straordinaria, riservata al Consiglio Nazionale dell’Associazione e agli accompagnatori, ha avuto luogo nella tarda mattinata di sabato 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, in Vaticano presso il Palazzo Apostolico, nella cornice della Sala Clementina. Grande l’emozione tra i presenti.

L’UICI ricevuta da Papa Francesco: «I disabili possono dire a tutti che non siamo “monadi”, non siamo fatti per essere isolati»

da Città del Vaticano

«Le parole che il Santo Padre ci ha rivolto, colme di gioia e di sollecitudine ad essere sempre intraprendenti, fiduciosi e solidali, gli uni con gli altri, mi hanno ancora di più convinto che ognuno di noi ha una missione da compiere sulla Terra e l’essere buoni cristiani ci consente, senz’altro di arrivare all’obiettivo»: nelle parole di Annamaria Palummo, Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per la Calabria, c’è tutto il trasporto di chi vissuto un’esperienza indimenticabile ed emotivamente forte; il trasporto di chi ha avuto la fortuna di sorridere, parlare con una personalità eccezionale qual è Papa Francesco. Un’esperienza densa di sensazioni, le medesime che solo certi momenti ti possono suscitare. Nella vita di ognuno di noi, del resto, ci sono momenti che cambiano la prospettiva con cui ci si rapporta con l’esistente; momenti radicali, di cambiamento, di catarsi, di rinascita;  momenti, che regalano sensazioni dolcissime, emozioni intense, attimi indescrivibili in cui la luce dell’esistenza appare fulgida, riscaldata dal calore del trascendente: quei momenti, quella luce e quel calore capaci di schiudere in foggia cristallina la bellezza del creato ad ogni creatura, valicando ogni ostacolo, ogni umano limite, anche sensoriale. Quei momenti, quella luce e quel calore, che, nella tarda mattinata dello scorso 13 dicembre, hanno ammantato di gioia i pensieri e l’animo di un gruppo di persone, donne ed uomini i quali, pur non avendo la possibilità di scrutare con gli occhi la straordinarietà dell’immanente, hanno visto palesarsi la leggiadria dell’amore cristiano: e ciò è avvenuto in Vaticano, nel Palazzo Apostolico, al cospetto della candida umanità del Vescovo di Roma. Sì, l’Udienza straordinaria concessa da Papa Francesco nel giorno di Santa Lucia, nella cornice della Sala Clementina, ad una delegazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, composta in gran parte dai membri del Consiglio Nazionale, guidati dal Presidente Mario Barbuto e dal Presidente onorario Tommaso Daniele, e dai relativi accompagnatori, è stata densa di significato, di valori, resa oltremodo emozionante e coinvolgente dal carisma e dall’affettuosa gentilezza manifestata da Bergoglio, in ogni gesto, in ogni parola, in ogni sguardo, in ogni carezza elargiti ai partecipanti all’incontro, che, per quanto riguarda la Calabria, ha visto la presenza di Annamaria Palummo e Pino Bilotti, Dirigente Nazionale del medesimo sodalizio; gesti, parole, carezze, che hanno costituito una luce per i sensi di questi ultimi, una luce palesatasi proprio nel giorno dedicato dalla Chiesa a Santa Lucia, la protettrice dei ciechi. Una data, quella del 13 dicembre in cui, ha evidenziato Mario Barbuto, rivolgendosi a Bergoglio,  l’Unione celebra «la Giornata nazionale del cieco, anche al di là dei convincimenti religiosi, pur non dimenticando che questa è la giornata di Santa Lucia, la protettrice dei ciechi. Ciechi che chiedono, Santo Padre, alla società e a questo mondo, di vivere una vita come gli altri, pari tra i pari, cittadini tra i cittadini, uguali tra gli uguali. Ciechi e ipovedenti che percorrono la loro esistenza quotidiana in mezzo a tante difficoltà. Noi, oggi, esprimendo la gioia e la felicità di poter trascorrere questi minuti con il Papa, vogliamo mettere nelle sue sante mani la nostra sofferenza, la nostra gioia, le nostre speranze perché la sua parola illuminata aiuti a rafforzare la fede di chi già la possiede, e comunque accenda nel cuore una scintilla di rispetto e di amore per la vita. Una vita che deve valere la pena di essere vissuta, una vita che noi, da oggi, sentiamo ancor più bella e più forte, proprio perché questo incontro con Papa Francesco rafforza tutti noi, nel cuore e nell’animo. Grazie Papa Francesco – ha concluso il Presidente Nazionale Uici – per questa udienza che ci colma di gioia immensa». Una gioia che il Pontefice ha fatto sua, ricambiando il sincero fervore della delegazione con quella spontanea e informale gentilezza divenuta ormai uno dei caratteri maggiormente caratterizzanti il suo Sommo Magistero, il suo stile, il suo modo di rapportarsi con la quotidianità di chi nel suo sorriso e nel suo consiglio cerca una nuova speranza per il futuro; e la speranza, Francesco, è stato ben lieto di donarla, sabato mattina, regalando a coloro i quali si trovavano nella Sala Clementina, dolci parole, per nulla formali, profumate dalla linfa stillante dalla Parola di Cristo; parole capaci di toccare i sentimenti e l’animo, di schiarire non solo il buio degli occhi ma anche il buio del cuore. «Cari fratelli e sorelle – ha esordito Bergoglio –, vi do il benvenuto e vi ringrazio per questo incontro. Ringrazio il Presidente, Dottor Mario Barbuto, per le parole con cui lo ha introdotto. Lui ha fatto riferimento a Santa Lucia, come patrona delle persone prive della vista. Questo non è scontato, perché la vostra è un’associazione non confessionale; eppure – ha evidenziato Papa Francesco – avete proposto che il nostro incontro avvenisse proprio oggi, confermando che la tradizione conserva per voi un certo significato. Perciò vorrei accennare ad alcuni valori umani che la figura di santa Lucia ci suggerisce. Sottolineo: valori umani. Lucia li ha vissuti in modo esemplare grazie alla sua fede in Cristo, ma sono condivisibili da tutti. Anzitutto Lucia ci suggerisce un valore che mi sembra molto importante anche per voi: il coraggio. Lei era una giovane donna, inerme, ma ha affrontato le torture e la morte violenta con grande coraggio, un coraggio che le veniva da Cristo risorto, col quale era unita, e dallo Spirito Santo, che abitava in lei. Tutti abbiamo bisogno di coraggio per affrontare le prove della vita. In particolare le persone cieche e ipovedenti ne hanno bisogno per non chiudersi, per non assumere un atteggiamento vittimistico, ma al contrario aprirsi alla realtà, agli altri, alla società; per imparare a conoscere e valorizzare le capacità che il Signore ha posto in ciascuno, veramente in ciascuno, nessuno escluso! Ma per questo ci vuole coraggio, forza d’animo».  Già, forza d’animo, quella che le persone affette da malattie oculari devono trovare nella vicinanza, nella condivisione della vita con gli altri: con gli altri ciechi ed ipovedenti, con tutto il mondo; un aspetto, questo, richiamante ad un altro valore che «ci viene suggerito da santa Lucia – ha proseguito il Papa –, cioè il fatto che lei non era sola, ma faceva parte di una comunità, era membro di un corpo di cui Cristo è il Capo, pietra di un edificio di cui Cristo è il fondamento. Anche questo aspetto trova riscontro sul piano umano. Voi siete un’associazione, e questo è un valore! Un’associazione non è una somma di individui, è molto di più. Oggi c’è molto bisogno di vivere con gioia e impegno la dimensione associativa, perché in questo momento storico è “in ribasso”, non è fortemente sentita. Fare gruppo, essere solidali, incontrarsi, condividere le esperienze, mettere in comune le risorse… tutto questo fa parte del patrimonio civile di un popolo. E spesso le persone che convivono con degli svantaggi o delle disabilità possono dire a tutti, con la loro esperienza, che non siamo “monadi”, non siamo fatti per essere isolati – ha asserito con forza il Pontefice –, ma per relazionarci, per completarci, aiutarci, accompagnarci, sostenerci a vicenda. La presenza delle persone disabili provoca tutti a fare comunità, anzi, ad essere comunità, ad accoglierci a vicenda con i nostri limiti. Perché tutti abbiamo capacità, ma tutti abbiamo anche limiti!  Infine, Lucia ci dice che la vita è fatta per essere donata. Lei ha vissuto questo nella forma estrema del martirio, ma il valore del dono di sé è universale: è il segreto della vera felicità. L’uomo non si realizza pienamente nell’avere e neppure nel fare; si realizza nell’amare, cioè nel donarsi. E questo può essere inteso anche come il segreto del nome “Lucia”: una persona è “luminosa” nella misura in cui è un dono per gli altri. E ogni persona, in realtà, lo è, è un dono prezioso! Cari amici, vivere secondo questi valori può comportare anche oggi delle incomprensioni, la fatica di andare a volte controcorrente; ma questo non stupisce: la testimonianza richiede sempre di pagare di persona. Le odierne società che puntano molto sui diritti “individualisti” rischiano di dimenticare la dimensioni della comunità e quella del dono gratuito di sé per gli altri. Perciò c’è ancora bisogno di lottare, con l’esempio e l’intercessione di Santa Lucia! Vi auguro di farlo con coraggio, e con la gioia di farlo insieme. Buon Natale a voi e a tutti i soci!»  Un discorso, un messaggio, un’esortazione, un insegnamento di una valenza apicale, quello rivolto ai membri dell’Uici e a tutte le donne e uomini di buona volontà da Francesco; parole valicanti il contesto in cui sono state pronunciate e che assumono ulteriore luce al cospetto di un’umanità disorientata e distratta rispetto alle peculiarità in cui trova essenza la vera  cristiana esistenza. Parole che hanno reso ancora più straordinario, più speciale l’incontro di sabato mattina. Palpabile, al termine l’entusiastico affetto nei confronti di Franesco, il quale ha permesso ad ogni singolo componente della delegazione, ad ogni singolo accompagnatore, di andare a porgergli il saluto; Ascoltare Francesco, vederlo, stare in fila davanti a Lui, parlargli, pensando alle persone care, e stringergli la mano: momenti che è arduo descrivere, momenti che riempiono l’anima, momenti che hanno reso indimenticabile un’assolata mattinata di metà dicembre, momenti che non lasceranno mai più chi li ha vissuti.  Ai presenti è sembrato quasi che il Papa stesso non volesse più lasciarli, tanto era evidente la partecipazione, l’afflato con cui amabilmente s’intratteneva, con cui giovialmente guardava verso quelle sue sorelle e quei suoi fratelli, attraverso i suoi occhi, pieni di luce e di sincerità; quegli occhi che hanno illuminato il sentire di chi non può vedere la luce del mondo ma di chi è in grado di abbracciare un luminoso sguardo traboccante di amore. Persino dopo aver ricevuto l’omaggio da tutti i presenti, dopo aver brevemente ascoltato da ognuno le verbali espressioni che il cuore e’ stato capace di rivolgergli in quei momenti, dopo aver regalato ad ognuno un prezioso pensiero, una calorosa stretta di mano, un fraterno abbraccio, un paterno consiglio, un dolce sorriso, il Santo Padre, prima di ritirarsi nelle sue stanze, si è nuovamente avvicinato al microfono e, rivolgendosi ai presenti,  in conclusione, tra la generale commozione ha esortato: «io pregherò per voi… voi pregate per me», lasciando in ognuno l’irripetibile sensazione di aver incontrato una guida forte e salvifica per la Chiesa universale, una personalità monumentale, nella sua umana, cristiana semplicità; sì, s’avvertiva nella splendente Sala la consapevolezza pervadente ognuno dei presenti, la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza unica, di quelle che colorano la vita, di quelle che fanno comprendere all’uomo di non essere solo, ma di essere parte di un disegno grandioso di gioia e salvezza.  In tal senso, significative sono le parole di Annamaria Palummo: «Da presidente Regionale ho la responsabilità di far funzionare il modello organizzativo in maniera armonica, consentendo a tutti gli associati così di fare comunità e di non sentirsi, come ha detto il Santo Padre “monadi”. Il Sodalizio con l’Unione, in questo senso, ci rende più coraggiosi in questa terra di Calabria, dove essere ciechi vuol dire essere handicappati e limitati nel cogliere le opportunità e nell’esprimere i propri valori e talenti. L’incontro col Santo Padre mi ha chiarito ancora di più il concetto di unione, che per me è Associazione, Famiglia, Comunità, Futuro. E’ stato tutto straordinario: l ‘Udienza papale nella Sala Clementina, il successivo saluto, il breve dialogo, o meglio, le dolci parole, il sorriso che Papa Francesco ha concesso, donato, regalato ad ogni singolo componente della delegazione ivi presente costituisce qualcosa di emotivamente inarrivabile, un segmento dell’esistenza carico di pathos, foriero di rinnovamento, di crescita spirituale; un bel momento – conclude Annamaria Palummo – , il più bel dono, il più aulico viatico in prossimità del Santo Natale. Grazie Santo Padre!»

Una giornata unica, insomma, quella vissuta sabato dai rappresentanti nazionali dell’Uici, che si è idealmente conclusa due giorni dopo, nella serata di lunedì, quando nel prestigioso proscenio  del Teatro Sistina di Roma, si è svolta la XIX edizione del Premio Louis Braille, condotto da Claudia Andreatti e Enzo Decaro, con la partecipazione di Luca Barbarossa, Ron e Cristiano De Andre’ ; Grande Musica e anche grande emozione, per l’assegnazione del Premio ad memoriam a Giorgio Rognetta, indimenticabile amico e consulente legale dell’UICI Nazionale e Calabrese. Presente in platea Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, anch’egli premiato. Valori e Arte in scena, per, promuovere l’integrazione sociale e culturale dei non vedenti, celebrando Braille, colui che con i suoi puntini ha regalato a queste nostre sorelle e a questi nostri fratelli la luce della lettura e della scrittura. Già… la luce… La luce che si manifesta a noi in diverse fogge, da diverse prospettive; la luce dei valori, la luce del sentimento, la luce dello spirito: quella luce che il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, è sembrata splendere più di una stella, illuminando i passi di chi ha sentito schiarirsi il buio in un celestiale firmamento, reso limpido da una candida cometa di umana grandezza e santa speranza.

Pierfrancesco Greco

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